martedì 24 marzo 2009

Le mie parole...


Cari amici folletti… vi considero tutti esseri speciali e parte del mio mondo.
Col naso all'insù... siamo un po' tutti noi con la testa tra le nuvole. Non è forse così?
Uhm, io in questi giorni ho tenuto il mio naso un po’ più basso del solito. Sentivo odore di novità, odore di possibilità. Ho annusato meglio. Era odore di lavoro!!!
E quella novità è diventata realmente possibilità, e la possibilità ha preso la forma di un lavoro.
Un lavoro per me, che sono solo un folletto disoccupato. E’ un lavoro piccolo, ma io lo considero di grande importanza, perché mi piace sempre mettere entusiasmo nelle cose. Secondo me bisogna divertirsi, per trasformare con fantasia anche le cose che non ci piacciono.
Ho trovato un piccolo lavoro e mi sento fortunata. Ora vi racconto.
Sono un “tuttofare” in un teatro, salto di qua, corro di là, rispondo ai telefoni, chiamo il signor Tizio e poi il signor Tale, invio i fax, contatto l’ufficio stampa, accolgo gli attori…
Un lavoro fatto di tanti gesti, ma anche di parole. Parole che vanno utilizzate nel modo giusto, mi sto accorgendo. Perché il messaggio arrivi chiaro.
Ho pensato molto, in questi giorni alle parole, a come vanno, a come vengono, al significato che gli diamo.

Le parole sono l’unica arma invincibile che l’uomo possiede. Da una semplice parola può sorgere una guerra, o può nascere la pace. Una parola o ti arriva dritta al cuore o ti crea una fitta alla testa. Una parola ti fa amare, o odiare per sempre, ti da fiducia in un amico oppure ti fa scoprire uno sconosciuto.
Le parole sono importanti, per far sapere a tutti come si vive in alcune parti del mondo, per parlare dei diritti che non tutti hanno, e dei doveri che non tutti compiono.
Le parole unite al gesto sono segno di coerenza.
Allora voglio regalarvi questi versi di una bellissima canzone, una delle mie preferite.
Sono versi di Gino De Crescenzo, in arte Pacifico, un autore che ha scritto per tanti cantanti.
La canzone è interpretata da Samuele Bersani.

Le mie parole

Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate poi centellinate
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare

Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto

strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate…

le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare

Sono notti interinate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire

strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate…


Ah, vi devo confessare che non ho ben capito il funzionamento del fax. Credo di aver fatto qualche guaio, ma non ditelo in giro. Io non avevo mai usato un fax!

domenica 8 marzo 2009

Sono nata donna


Sono nata donna
Leggera come l’aria
Forte come l’acqua
Combattiva come il fuoco
Non smetto mai di correre, proprio come fa la terra