C’era una volta la folletta Sandrette, che abitava in un appartamentino nella magica Cittanuova, sulle rive del lago dei tirchi. Il suo padrone di casa era l’Orco Rinaldo, chiamato da tutti Rinaldino per la sua devozione e obbedienza verso la cara mammina, una vecchina che si fingeva molto fragile e malata per ricevere la tanto sospirata pensione di invalidità, con la quale poteva sottopagare Svetlana, la badante russa tuttofare.
Rinaldino ebbe in dono dalla mammina vari appartamenti sparsi qua e là nella magica Cittanuova, e lui li gestiva con poca cura, parsimonia e avidità.
Ogni mese la folletta Sandrette era vittima di un incantesimo, l’incantesimo del lago dei tirchi. Il suo contratto 4+4 era registrato con una certa cifra mensile, ma al momento di versare i soldi all’Orco, la cifra come per incanto raddoppiava. L’Orco non si accontentava dei 350 $oldini segnati sul contratto, ma ne voleva il doppio.
“Ho le tasse troppo alte da pagare, non puoi pretendere che registri l’intera cifra” piagnucolava, “ho troppi castelli e poderi” singhiozzava, “ho mammina che deve pagare Svetlana, la quale pretende addirittura di mangiare e bere acqua fresca”…
Insomma, nessuno poteva sapere di quell’incantesimo, soprattutto il Fisco.
Ma passò di lì un giorno un Gran Controllore, il quale notò sulla porta dell’ufficio dell’Orco Rinaldino una targhetta sospetta.
“Ingegnere Orco Rinaldino” c’era scritto. Uhm, strano, molto strano. Il sig. Orco non è mai stato un ingegnere, non è iscritto nemmeno nell’Albo degli Ingegneri.
Eh, che volete fare. Le cose prima o poi si vengono a sapere. Insomma il pesce marcio dopo un poco puzza.
Morale della favola: non si può sempre passarla liscia.
Prima o poi l’incantesimo del lago dei tirchi si spezzerà e l’Orco Rinaldino e mammina si troveranno soli con un pugno di mosche.
Rinaldino ebbe in dono dalla mammina vari appartamenti sparsi qua e là nella magica Cittanuova, e lui li gestiva con poca cura, parsimonia e avidità.
Ogni mese la folletta Sandrette era vittima di un incantesimo, l’incantesimo del lago dei tirchi. Il suo contratto 4+4 era registrato con una certa cifra mensile, ma al momento di versare i soldi all’Orco, la cifra come per incanto raddoppiava. L’Orco non si accontentava dei 350 $oldini segnati sul contratto, ma ne voleva il doppio.
“Ho le tasse troppo alte da pagare, non puoi pretendere che registri l’intera cifra” piagnucolava, “ho troppi castelli e poderi” singhiozzava, “ho mammina che deve pagare Svetlana, la quale pretende addirittura di mangiare e bere acqua fresca”…
Insomma, nessuno poteva sapere di quell’incantesimo, soprattutto il Fisco.
Ma passò di lì un giorno un Gran Controllore, il quale notò sulla porta dell’ufficio dell’Orco Rinaldino una targhetta sospetta.
“Ingegnere Orco Rinaldino” c’era scritto. Uhm, strano, molto strano. Il sig. Orco non è mai stato un ingegnere, non è iscritto nemmeno nell’Albo degli Ingegneri.
Eh, che volete fare. Le cose prima o poi si vengono a sapere. Insomma il pesce marcio dopo un poco puzza.
Morale della favola: non si può sempre passarla liscia.
Prima o poi l’incantesimo del lago dei tirchi si spezzerà e l’Orco Rinaldino e mammina si troveranno soli con un pugno di mosche.